
Il governo portoghese ha recentemente varato una nuova misura fiscale per contrastare la fuga di cervelli e incentivare i giovani a restare nel Paese. La Legge di Bilancio 2025 introduce esenzioni fiscali significative per i professionisti sotto i 35 anni, sia portoghesi che stranieri, che decidono di stabilirsi in Portogallo.
Il piano fiscale del Portogallo
La nuova normativa prevede:
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Esenzione totale dalle tasse nel primo anno di attività lavorativa.
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Dal secondo al quarto anno, tassazione ridotta al 75%, con esenzione totale per redditi fino a 1.100 euro lordi.
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Dal quinto al settimo anno, la tassazione sarà ridotta al 50%.
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Dal settimo al decimo anno, ulteriore riduzione al 25%.
L’obiettivo è duplice: trattenere i giovani già presenti nel Paese e favorire il rientro di chi è emigrato negli ultimi anni, offrendo un ambiente professionale più attrattivo e competitivo.
Tuttavia, non mancano le critiche. Alcuni osservatori sottolineano che i giovani già residenti in Portogallo potrebbero non beneficiare delle stesse agevolazioni, sollevando dubbi sull’equità della misura.
Le politiche italiane per il rientro dei cervelli
Anche l’Italia ha introdotto diversi strumenti per contrastare l’emigrazione dei giovani e incentivare il ritorno dei talenti.
Tra le principali iniziative:
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Regime fiscale agevolato per lavoratori qualificati: prevede una riduzione del 50% delle tasse per cinque anni, riservata a chi non ha avuto la residenza fiscale in Italia nei tre anni precedenti.
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Detassazione per genitori di minori: dal 2024, le famiglie con figli a carico che rientrano in Italia possono accedere a una riduzione fiscale fino al 70%.
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Decreto Crescita (2019): ha introdotto una serie di agevolazioni fiscali per i cosiddetti “cervelli in fuga”, con benefici fiscali per chi trasferisce la propria residenza in Italia e resta per almeno due anni.
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Programmi di rientro per ricercatori e professionisti: sono previsti supporti finanziari e logistici per agevolare il reinserimento nel mercato del lavoro italiano.
Sicilia e Portogallo: sfide comuni nelle regioni periferiche dell’UE
La Sicilia, pur non rientrando tra le regioni ultraperiferiche (RUP) ufficialmente riconosciute dall’Unione Europea, condivide molte delle sfide tipiche di queste aree, come l’insularità, la distanza dai principali centri economici e la dipendenza da settori economici limitati. Queste caratteristiche influenzano negativamente lo sviluppo economico e sociale della regione.
Analogamente, il Portogallo comprende due regioni ultraperiferiche: le Azzorre e Madera, che affrontano sfide simili legate alla lontananza geografica e alla limitata diversificazione economica. L’Unione Europea riconosce queste difficoltà e, attraverso l’articolo 349 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, consente l’adozione di misure specifiche per sostenere lo sviluppo di queste regioni .
Sfida comune: creare opportunità
Nonostante questi incentivi, la vera sfida per l’Italia resta quella di migliorare le condizioni lavorative e offrire opportunità di carriera concrete. Senza un ambiente stabile e meritocratico, le agevolazioni fiscali rischiano di essere solo soluzioni temporanee.
Il confronto tra Portogallo e Italia evidenzia come la concorrenza tra Paesi europei per trattenere i giovani talenti sia sempre più forte. Per vincerla, non bastano le agevolazioni: servono politiche strutturali, investimenti in innovazione, istruzione e un serio impegno nel creare un futuro credibile per le nuove generazioni.