
Legambiente lancia l’allarme: “Quadro impressionante, servono misure urgenti e più forze in campo”.
Un quadro preoccupante, fatto di reati ambientali in crescita, incendi dolosi, cemento illegale e traffico illecito di rifiuti. È quello che emerge dal nuovo Rapporto Ecomafia 2025 di Legambiente, presentato ieri a Palermo dal presidente regionale Tommaso Castronovo.
I dati relativi alla Sicilia sono allarmanti: la regione si conferma uno dei territori più colpiti dall’illegalità ambientale in Italia, con un incremento costante dei reati e con alcune delle situazioni più gravi a livello nazionale.
Reati ambientali: la Sicilia ai vertici delle classifiche nazionali
Nel 2024 la Sicilia è stata:
- Prima regione per reati contro gli animali: 1.015 illeciti penali, +3,9% rispetto al 2023;
- Terza regione per reati ambientali (dopo Campania e Puglia): 3.816 illeciti penali, pari a 10,4 reati al giorno, in leggera flessione (-2,7%) rispetto al 2023;
- Terza regione per reati nel ciclo del cemento (dopo Campania e Puglia): 1.183 illeciti penali, sostanzialmente stabili rispetto al 2023, quando erano stati 1.181;
- Quarta regione per reati relativi agli incendi boschivi e di vegetazione (dopo Calabria, Puglia e Campania): 351 illeciti penali, in netta flessione rispetto al 2023 (-41,6%), con 14 persone denunciate ma prima regione come superficie bruciata (17.554 ettari) e seconda dopo la Calabria come numero di incendi (451);
- Sesta regione per reati nel ciclo dei rifiuti: 709 illeciti penali, -2,3% rispetto al 2023;
- Settima regione per reati contro il patrimonio culturale (161) ma prima come controlli.
La Sicilia è prima in Italia per valore dei beni sequestrati in base ai delitti ambientali: 432 milioni di euro confiscati tra il 2015 e il 2024. Sul fronte dell’inquinamento ambientale, è seconda dopo la Puglia per numero di reati (256), ma prima per persone denunciate (832) e per ordinanze di custodia cautelare (34).
Province sotto assedio: Palermo, Trapani e Messina tra le più colpite
Palermo si conferma la provincia siciliana con più reati ambientali: 774 nel 2024, in aumento del +9% rispetto al 2023, con 695 persone denunciate.
Seguono Messina (412), Trapani (392), Agrigento (375) e Catania (366).
Trapani, però, detiene il record per densità di reati ambientali, con un illecito ogni 6,3 km².
Nel ciclo del cemento illegale, Messina è in testa con 85 reati, mentre per i reati contro gli animali è ancora Palermo a guidare la classifica con 321 casi, seguita da Trapani e Agrigento.
Incendi dolosi: Sicilia prima per ettari bruciati
Il fenomeno degli incendi boschivi e di vegetazione, aggravato dalla crisi climatica, è “fuori controllo”, denuncia Legambiente. Nonostante il calo dei reati, la Sicilia è prima per superficie bruciata e seconda per numero di incendi (451).
Ma il dato più sconcertante riguarda le denunce: solo una ogni 32 incendi, contro le 8 denunce per incendio registrate in regioni come Piemonte e Marche. “Un chiaro segnale dell’inefficacia del sistema di contrasto e dell’estrema difficoltà nel trovare i colpevoli”, commenta Castronovo.
Appelli e proposte: “Rafforzare i controlli, stop alle sanatorie”
Nel corso della presentazione, Legambiente ha ribadito le sue proposte, chiedendo:
-
l’inasprimento delle pene per reati ambientali,
-
il rafforzamento della presenza dei Carabinieri Forestali e dei Vigili del Fuoco sull’isola,
-
la gestione pubblica dei mezzi aerei antincendio, per evitare infiltrazioni criminali.
Castronovo ha anche rivendicato il ruolo dell’associazione nel contrastare il saccheggio del territorio, ricordando le battaglie contro le sanatorie edilizie nelle aree costiere. “Abbiamo contribuito in modo decisivo – ha detto – a impedire ogni ipotesi di legalizzazione degli immobili costruiti illegalmente entro i 150 metri dalla battigia”.
Tra i successi ricordati, anche le inchieste avviate grazie a denunce ed esposti di Legambiente, come quelle sui furti di sabbia a Ispica o sull’inquinamento nella zona del petrolchimico.
Il Rapporto Ecomafia 2025 dipinge un quadro chiaro: la Sicilia è ancora ostaggio di una diffusa illegalità ambientale, che danneggia il paesaggio, la salute e lo sviluppo sostenibile dell’isola. Un allarme che Legambiente lancia con forza, chiedendo alle istituzioni un cambio di passo immediato.
“Non possiamo più permetterci di rincorrere l’emergenza – ha concluso Castronovo –. È il momento di agire con decisione per proteggere il nostro territorio e il futuro delle nuove generazioni”.













