Alessia Inneo:”Diplomazia, giovani e responsabilità: il ruolo di Forza Italia nel dibattito sul Medio Oriente”

Abbiamo intervistato in esclusiva per Prima Stampa Alessia Inneo, responsabile delle politiche giovanili e della sussidiarietà di Forza Italia a Foggia, collaboratrice di Martusciello, rappresentante del Servizio Civile Universale in Puglia fino al  2023.

In che modo le decisioni di Trump e del governo italiano hanno contribuito al raggiungimento della pace, considerando sia il contesto internazionale sia le dinamiche politiche interne?

Le scelte di Donald Trump in politica estera, in particolare gli Accordi di Abramo, hanno segnato un momento importante nel processo di normalizzazione delle relazioni tra Israele e alcuni Paesi arabi, come Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco e Sudan. Questi accordi, pur non risolvendo direttamente la questione israelo-palestinese, hanno aperto un nuovo scenario di dialogo e cooperazione economica e strategica nel Medio Oriente.In parallelo, il governo italiano, con una linea moderata e responsabile guidata da Forza Italia nel ruolo di forza europeista e atlantista nella coalizione di centrodestra, ha promosso una posizione di equilibrio. In particolare, Antonio Tajani, come ministro degli Esteri, ha ribadito l’importanza del riconoscimento del diritto di Israele a difendersi, ma ha anche sottolineato la necessità di proteggere i civili palestinesi e di mantenere aperti i canali umanitari e diplomatici.Il contributo italiano alla pace passa anche per un lavoro diplomatico silenzioso ma concreto: dalla gestione dei fondi europei destinati all’Autorità Palestinese, al sostegno delle missioni ONU nel Mediterraneo e nei territori occupati.

Quali differenze ideologiche e culturali spiegano il comportamento dei ragazzi di destra rispetto ai sostenitori pro-pal di fronte a questo accordo di pace?

I ragazzi di destra, soprattutto quelli vicini a Forza Italia o ad altre forze moderate, tendono a interpretare il conflitto con uno sguardo geopolitico e istituzionale. Vedono Israele come uno Stato democratico, alleato dell’Occidente, e apprezzano il valore della stabilità e della sicurezza come prerequisiti per qualsiasi processo di pace. Molti giovani di centrodestra credono che la pace si costruisca con accordi tra governi, non con l’ideologia o le proteste di piazza.Al contrario, molti giovani pro-pal si muovono secondo una visione più emotiva, identitaria e antagonista. Spesso vedono il conflitto come una lotta tra oppressori e oppressi, e si identificano con la causa palestinese come simbolo di resistenza. Questo li porta, a volte, a rifiutare qualsiasi compromesso, anche se porta risultati concreti.

In che modo queste divergenze tra giovani possono influenzare il dibattito pubblico e le future scelte politiche in Italia?

Queste differenze possono portare a una polarizzazione del dibattito pubblico: da una parte chi chiede diplomazia, cooperazione e realpolitik, dall’altra chi preferisce mobilitazioni simboliche, slogan radicali e prese di posizione assolute

Forza Italia, attraverso il lavoro di figure come la ministra Anna Maria Bernini, ha cercato di includere i giovani universitari in un discorso politico più maturo, offrendo spazi di confronto, promuovendo programmi di mobilità e sostenendo l’internazionalizzazione dell’istruzione superiore. Questo approccio contribuisce a formare una generazione capace di leggere la complessità del mondo e di diventare parte attiva di un cambiamento costruttivo.

Quale ruolo hanno avuto i media e le narrazioni politiche nel plasmare la percezione della pace tra ragazzi di orientamento politico diverso?

I media mainstream spesso offrono una narrazione semplificata e polarizzante: alcuni enfatizzano solo le sofferenze palestinesi, altri solo il diritto alla sicurezza di Israele. I social network, poi, amplificano questi messaggi con meme, slogan e contenuti emotivi.In questo scenario, le forze moderate come Forza Italia cercano di riportare il dibattito alla realtà, usando un linguaggio istituzionale e promuovendo iniziative parlamentari concrete, incontri accademici e proposte di legge incentrate sui diritti umani, sulla cooperazione internazionale e sull’educazione alla pace

Quali potrebbero essere le conseguenze a lungo termine delle differenze di atteggiamento tra giovani di destra e pro-pal sulla coesione sociale e sulla partecipazione politica?

Se non gestite con intelligenza politica, queste divergenze possono diventare fattori di frattura sociale, specialmente nei contesti universitari e nelle grandi città. Il rischio è che la militanza ideologica sostituisca il dialogo e che il confronto degeneri in scontro.Forza Italia, invece, punta su un modello inclusivo, in cui le differenze culturali e di opinione siano ricchezza, non ostacolo. Il lavoro fatto da Bernini nell’università e da Tajani negli Esteri dimostra che si può coniugare rigore istituzionale e attenzione umana, accogliendo studenti provenienti da zone di guerra e promuovendo programmi di scambio culturale.Questo approccio può aiutare a creare una generazione politicamente consapevole, capace di partecipare senza estremismi, e di trovare soluzioni vere in un mondo complesso.