La storia di un grande amore nel nome dell’arte

Un primo rapporto tra la Sicilia e il Giappone nasce nella seconda metà dell’800 grazie all’amore tra lo scultore palermitano Vincenzo Ragusa e la giovane pittrice Kiyohama Otama. Grazie alla bella graphic novel “La vita di Otama”, sceneggiatura di Keiko Ichiguchi e disegni di Andrea Accardi (144 pagine, Sergio Bonelli Editore), possiamo scoprire questa storia affascinante e i due autori riescono, con sensibilità e delicatezza, a emozionare il lettore attraverso un fedele ritratto storico in cui il rapporto tra i due protagonisti diventa momento di riflessione sull’importanza dell’amore e dell’arte come filo conduttore della vita. L’incontro con un bambino povero amante del disegno diventa per Otama l’occasione per raccontare la sua vita (dall’incontro a 17 anni col futuro marito a Tokyo nel 1878, la partenza per l’Italia cinque anni dopo e il rientro in Giappone nel 1933 dopo 51 anni di vita a Palermo), artista di grande talento che realizzò molte opere con tecniche diverse di soggetti vari, lavori sempre apprezzati che consentono a Palermo di vivere la stagione del ‘giapponismo’.

   

L’idea di dedicare un fumetto alla vita di Otama nasce al fumettista palermitano Andrea Accardi: “ho scoperto l’artista giapponese da bambino e, dopo alcune ricerche, ho cominciato a immaginarla come un racconto illustrato. Così ho contattato la collega Keiko (nota mangaka giapponese che vive a Bologna da anni come Accardi)”. “Per me è stata una sfida professionale – dice Ichiguchi – perché è una grande storia che non conoscevo, mi sentivo vicino a questa signora giapponese e per la prima volta volevo provare a scrivere per qualcun altro. Con Andrea ci siamo scontrati su un sacco di cose (lo storyboard, le tavole, la forma della vignetta e i testi), non è stato facilissimo trovare un ritmo perché il lavoro nasce dall’incontro di due artisti”. Per Accardi “tutta la cura nel lavoro è evidente all’interno del testo, dei disegni e soprattutto si riflette nella ricostruzione della storia. Ritengo che il periodo che va dalla seconda metà dell’ottocento fino agli anni trenta del novecento sia uno dei più affascinanti nella storia della cultura giapponese perché prende forma il Giappone moderno. Da un punto di vista grafico i personaggi nascono con delle foto, per me è un’opera bellissima per i significati e le sfumature condensate attraverso l’emozione dei disegni, racconto e dialoghi”.