Quella delle Fosse Ardeatine fu la strage in cui, il 24 marzo del 1944, 335 civili e militari italiani furono trucidati dalle SS di Kappler e che è divenuta, negli anni, uno dei simboli universali della ferocia nazifascista. L’eccidio fu una rappresaglia per l’attentato partigiano compiuto da membri dei Gap romani contro truppe germaniche in transito in via Rasella, che determinò la morte di 33 soldati del reggimento «Bozen», appartenente alla Ordnungspolizei dell’esercito tedesco.
Adolf Hitler, furioso per il successo dell’attacco dei partigiani, diede l’ordine per una reazione che “facesse tremare il mondo” e il comando tedesco di Roma decise la “punizione esemplare”: per ogni tedesco morto sarebbero stati uccisi dieci italiani. Fra le vittime anche Rosario Pitrelli, che aveva 26 anni e collaborava col partito comunista clandestino durante l’occupazione tedesca. Arrestato il 28 gennaio del 1944, anche lui finì nel gruppo dei fucilati alle Fosse Ardeatine.
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