Foto tratta da ACLI Palermo
Il 9 maggio 1978 l’Italia fu segnata da una delle giornate più drammatiche della sua storia repubblicana. Due uomini, diversi per percorso ma uniti dalla lotta per la giustizia e la democrazia, furono uccisi dalle forze più oscure del nostro Paese: il terrorismo delle Brigate Rosse e la mafia di Cosa Nostra. Quel giorno persero la vita Aldo Moro, statista e protagonista del difficile dialogo tra i grandi partiti del tempo, e Peppino Impastato, giovane attivista e voce coraggiosa contro la criminalità organizzata.
Aldo Moro, figura centrale della politica italiana del secondo dopoguerra, presidente della Democrazia Cristiana e più volte ministro, rappresentò un tentativo di rinnovamento del sistema politico durante gli anni della Guerra Fredda. Artefice del cosiddetto “compromesso storico” tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista Italiano, Moro cercò un dialogo che potesse portare stabilità e apertura democratica.
Il 16 marzo 1978 fu rapito dalle Brigate Rosse e, dopo 55 giorni di prigionia, il suo corpo senza vita fu ritrovato il 9 maggio in via Caetani, a Roma, in una tragica e simbolica posizione tra le sedi dei due principali partiti italiani. La sua morte lasciò un vuoto profondo e segnò un punto di svolta nella lotta contro il terrorismo interno, restando ancora oggi una delle ferite più dolorose della nostra Repubblica.
Nato a Cinisi nel 1948 in una famiglia legata alla mafia, Giuseppe “Peppino” Impastato scelse fin da giovane di ribellarsi all’ambiente criminale che lo circondava. Con un’impostazione politica radicale e uno stile di denuncia diretto, fondò la radio indipendente Radio Aut, attraverso cui denunciava pubblicamente i traffici mafiosi e i soprusi del boss Gaetano Badalamenti.
Il suo impegno gli costò la vita: nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 fu brutalmente assassinato. In un primo momento, la sua morte fu archiviata come suicidio o incidente, complice anche l’eco mediatica del ritrovamento, lo stesso giorno, del corpo di Aldo Moro. Solo molti anni dopo, grazie alla tenacia dei familiari e dei compagni di lotta, la verità emerse, portando alla condanna del mandante mafioso.
Impastato è oggi un simbolo di resistenza civile, celebrato in film, canzoni e nelle scuole, come esempio di chi ha saputo sfidare il silenzio e la paura per un futuro più giusto.
Il 9 maggio è diventato così il Giorno della Memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi, un’occasione per riflettere, ricordare e rinnovare l’impegno collettivo contro ogni forma di violenza e sopraffazione.
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