Cultura

Caltagirone e la ceramica che guarda al futuro: intervista all’assessore Claudio Lo Monaco

In occasione dell’11ª edizione di “Buongiorno Ceramica”, la manifestazione nazionale dedicata alle Città della Ceramica, Caltagirone si conferma protagonista del panorama culturale italiano e mediterraneo. Due le mostre in programma per il weekend del 17 e 18 maggio: “Madre Ceramica” e “Moresko”, eventi che raccontano la ceramica come linguaggio identitario, strumento di comunità e progetto contemporaneo.

Ma la ceramica calatina è già da mesi al centro dell’attenzione nazionale: dopo la partecipazione al Fuorisalone di Milano, la città è protagonista anche a Palermo con la mostra “Le città della ceramica. Visioni contemporanee dell’artigianato siciliano”, allestita nel Cortile Maqueda di Palazzo dei Normanni e visitabile fino al 15 giugno. Un’esposizione corale che riunisce le sei città siciliane della ceramica e che rappresenta un nuovo riconoscimento della centralità di Caltagirone nel panorama artistico e culturale dell’Isola.

Su questo percorso di valorizzazione – dalle capitali del design fino al cuore dell’UNESCO siciliano – abbiamo intervistato l’assessore alle Attività Ceramiche e al Patrimonio UNESCO, arch. Claudio Lo Monaco, anche vicepresidente dell’AiCC – Associazione Italiana Città della Ceramica.

“La ceramica è patrimonio vivo e identità collettiva”

Assessore, cosa ha significato per Caltagirone partecipare alla mostra di Palermo?
«È stato un momento di grande orgoglio. Le nostre ceramiche, frutto di secoli di storia e maestria, hanno trovato spazio in uno dei luoghi simbolo della Sicilia. Essere presenti al Palazzo Reale non è soltanto un riconoscimento artistico: è un’affermazione culturale della nostra città. Significa dire che Caltagirone è parte fondamentale dell’identità siciliana, che la nostra arte ha ancora tanto da raccontare e l’interesse della Fondazione Federico II verso la tradizione ceramica siciliana riempie di contenuti culturali e turistici ogni evento che riguarda la promozione dell’arte ceramica siciliana e caltagironese.»

Com’è stata accolta la ceramica calatina in questo contesto?
«Con enorme apprezzamento. Il pubblico ha riconosciuto immediatamente la qualità e l’unicità del nostro lavoro. Le opere esposte, sia quelle tradizionali che quelle più contemporanee, hanno mostrato la capacità dei nostri artigiani di innovare restando fedeli alla tradizione. Il nostro è un linguaggio visivo che parla direttamente al cuore delle persone, anche oltre i confini regionali.»

A cosa si deve il grande successo della ceramica di Caltagirone nelle mostre e nelle esposizioni?
«La ceramica esprime concetti come sentimento, calore, colore, luce, tradizione, innovazione, e persino contraddizione e tradimento della tradizione che genera “storica innovazione”: elementi tipici delle eredità immateriali oggi definite più opportunamente Living Heritage – patrimonio di vita. Esprime l’anima e l’arte di una comunità che da millenni attraverso un sapere artistico testimonia la capacità di resilienza della comunità di Caltagirone, città dichiarata dall’UNESCO a Budapest il 29 giugno del 2002 patrimonio dell’umanità ed inserita nel sito seriale “Città tardo barocche del Val di Noto.”»

Viene da Milano e ora Palermo. Che direzione sta prendendo la promozione della ceramica calatina?
«Una direzione chiara: portare Caltagirone fuori dai propri confini per rafforzarne il ruolo a livello nazionale e internazionale. Milano è stata una vetrina internazionale nel mondo del design, Palermo un luogo di riflessione sull’identità siciliana. Due tappe diverse ma complementari, che dimostrano come la nostra ceramica sappia dialogare con pubblici, contesti e culture differenti.»

Qual è il prossimo obiettivo?
«Valorizzare il nostro patrimonio in maniera strutturata. Dobbiamo creare un sistema in cui la ceramica non sia solo produzione, ma anche attrazione culturale, didattica, economica. La mia presenza nel direttivo dell’AiCC, associazione delle 58 città italiane della ceramica, come vicepresidente per le isole serve proprio a questo: portare la voce di Caltagirone nelle sedi istituzionali dove si decide il futuro del settore. Ma serve anche il lavoro quotidiano: botteghe, scuole, turismo esperienziale. Dobbiamo far vivere la ceramica, non solo esporla o esportarla ma indicarla come elemento di terapia, la cosiddetta “ceramicoterapia”. Qualsiasi attività artistico-artigianale permette situazioni del raggiungimento di benessere cognitivo e comportamentale.»

Un messaggio ai lettori di Primastampa.it?
«Caltagirone è una città viva, piena di arte e talento. Le nostre ceramiche non sono solo “oggetti”: sono identità. Ogni pezzo racconta una storia che parte da qui, dai nostri vicoli e dalle nostre fornaci, e che arriva ovunque nel mondo, anche nei prodotti da forno come i panari e i cuddureddi, dolci da forno tipici del periodo di Pasqua e di Natale. La modalità di lavorazione della terracotta viene trasferita nella tradizione dolciaria. Invito tutti, calatini e non, a sentirsi parte fondamentale di questa storia. Perché è una storia-evento che ci appartiene e che continua a scriversi, giorno dopo giorno.»

Paolo Buda

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