Oggi è una giornata per ricordare i bambini vittime di aggressioni e violenze, e tra queste tragedie c’è la storia di Giuseppe Aiello, un bambino di 12 anni di Caltagirone, ucciso nel 1990. Giuseppe era testimone dell’omicidio del pastore Giacomo Grimaudo, e per questo fu eliminato dai sicari della mafia. Il suo omicidio rimane una delle ferite più profonde lasciate dalla criminalità organizzata, un simbolo di innocenza spezzata.
Giuseppe Aiello nonostante la sua giovane età nel suo tempo libero dalla scuola era andato a trovare un pastore, Giacomo Grimaudo o più verosimilmente, come sostiengono i familiari era andato ad accompagnare un suo coetaneo.
Era un ragazzo laborioso e responsabile, che si dedicava alla campagna e agli animali. Amato da tutta la sua famiglia.
Così l’8 ottobre 1990, Giuseppe si trovava nell’ovile di Grimaudo, in contrada Racineci, quando i sicari arrivarono per uccidere il pastore. Purtroppo, Giuseppe fu testimone dell’omicidio e, per evitare che parlasse, venne assassinato con sei colpi di arma da fuoco, alcuni dei quali alla testa.
Gli assassini di Giuseppe sono stati identificati in Giuseppe e Antonino Liuzzo Scarpo, erano due cugini originari di Tortorici. Furono arrestati poco dopo il delitto grazie alla testimonianza di un altro ragazzo presente al momento dell’agguato, che riuscì a salvarsi perché non fu visto. Le indagini rivelarono che l’omicidio era una vendetta premeditata, legata a contrasti nell’ambiente della pastorizia.
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