Abbiamo intervistato in esclusiva per Prima Stampa Elisa Scutellà è una giurista e politica italiana, nata a Genova da famiglia calabrese e cresciuta a Rossano. Laureata in Giurisprudenza, ha iniziato la sua attività politica nel 2015 con il Movimento 5 Stelle. È stata eletta deputata nel 2018 e ha ricoperto vari ruoli parlamentari, tra cui capogruppo in Commissione Politiche europee. Nel 2025 è stata dichiarata decaduta da deputata al termine di una vicenda parlamentare
Che cosa l’ha spinta a scrivere questo libro, e perché ha scelto proprio la forma ?
Quando vivevo quella situazione antidemocratica, giorno dopo giorno, sentivo l’esigenza di dover raccontare quello che stava accadendo. Sentivo un dovere, un obbligo civile e morale. Tuttavia, questa non era più una volontà univoca, perché dopo l’intervento del 12 marzo, che è diventato virale, un giornalista, Francesco Kostener, coautore del libro, mi contatta perché vuole appunto che venga realizzato un libro, poiché questa storia l’aveva profondamente toccato. Ci incontriamo e da lì, senza troppi sforzi nasce il libro.
Lei parla apertamente di “furto di democrazia”. Può spiegare in che modo, secondo lei, il risultato elettorale è stato alterato?
Non sono certo l’unica a definirlo in questo modo; anche gli autorevoli costituzionalisti, le persone interessate alla vicenda, i giornalisti, i professori universitari e i singoli cittadini elettori condividono questa opinione. Cambiare le regole del gioco dopo aver già giocato e perso è una chiara manifestazione di furto di democrazia.
Che ruolo hanno giocato, secondo lei, le istituzioni locali e la magistratura nella vicenda? Ha fiducia nel percorso giudiziario ancora in corso?
Ho sempre riposto fiducia nella magistratura e sono laureata in giurisprudenza perché credo nella giustizia. Il fatto che, dopo un mio esposto, la procura di Cosenza abbia richiesto il sequestro delle schede alla Camera dei Deputati rappresenta una situazione unica. Questo mi rende orgogliosa e spero che la giustizia segua il suo corso.
Qual è stato l’impatto personale ed emotivo di questa esperienza politica? Ha mai pensato di lasciare la politica?
La politica suscita emozioni forti: o la si ama o la si odia. È una delle passioni che, se la si prova, diventa parte integrante di sé. Quando mi sono laureata nel 2013, ho dedicato la mia tesi al tema delle donne in politica, un argomento in cui ho sempre creduto. Questa esperienza ha ulteriormente alimentato il mio desiderio di essere più combattiva. Sono una calabrese testarda e orgogliosa, e dopo quanto vissuto, la mia voglia di lottare è ancora più intensa.
Che messaggio vuole lasciare ai cittadini con questo libro? Ritiene che la sua battaglia abbia un valore anche oltre il suo singolo caso?
“Non è la mia battaglia. È la battaglia di tutti i cittadini per bene, la battaglia dei nostri avi che hanno lottato affinché fosse riconosciuto loro il diritto di voto. È la battaglia di chi oggi crede ancora nel valore del voto e delle future generazioni, che non devono più essere costrette ad abbandonare il Sud, la Calabria, a causa di un sistema marcio. Devono poter restare qui. Io voglio che i nostri giovani restino qui.
Anche se il sistema informativo italiano presenta delle falle – non tutto, ma una parte – devo obiettivamente ringraziare i giornalisti che si sono occupati di questa vicenda, anche esponendosi in prima persona. Un grazie va anche ai conduttori televisivi, come Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, che ha avviato l’inchiesta sul caso, o come Antonella Grippo, conduttrice della nota trasmissione calabrese Perfidia, che è riuscita a far rilasciare dichiarazioni persino alla cugina di Andrea Gentile.
A tutte queste persone, come a tante altre che si sono espresse con coraggio, va il mio sincero ringraziamento.”
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