Abbiamo intervistato in esclusiva per Prima Stampa Laura Provenza, presidente di Azione Universitaria di Palermo, che ci parlerà del sistema scolastico.
Il sistema scolastico italiano è ancora adatto a formare cittadini in un mondo digitale e globale?
No, il sistema scolastico italiano fatica a tenere il passo con la modernità. È ancora ancorato a metodi didattici tradizionali, mentre il mondo intorno corre veloce verso il digitale e l’internazionalizzazione. Serve una svolta concreta: più formazione digitale, padronanza dell’inglese, e preparazione tecnica per affrontare un mercato del lavoro in continuo cambiamento.
puntare su scuole che innovano, introdurre coding e nuove tecnologie già nella scuola primaria, e rendere l’inglese una competenza solida entro le medie.
La scuola promuove davvero l’uguaglianza o rafforza le differenze sociali?
Oggi la scuola tende a riprodurre le disuguaglianze, anche involontariamente. Questo accade quando si rinuncia a premiare chi si impegna, nella convinzione che “trattare tutti allo stesso modo” sia giusto. Ma la vera equità è offrire a ciascuno le stesse opportunità, valorizzando impegno e talento.
Per arrivare a ció bisognerebbe rafforzare il concetto di merito con borse di studio e percorsi di eccellenza per gli studenti capaci, indipendentemente dalla loro condizione economica. Chi ha voglia di crescere deve avere gli strumenti per farlo.
I docenti sono preparati a rispondere alle sfide educative di oggi?
Molti docenti sono validi, ma il sistema non li valorizza abbastanza. C’è bisogno di maggiore formazione continua e di una carriera che premi il merito. Oggi la progressione è spesso basata sull’anzianità, non sulla qualità dell’insegnamento.
Bisognerebbe introdurre meccanismi di valutazione seri ma costruttivi, legati anche ai risultati e al coinvolgimento degli studenti. Chi lavora bene deve crescere, essere riconosciuto e messo nelle condizioni di fare ancora meglio.
La scuola dovrebbe solo istruire o anche educare alla cittadinanza e ai valori sociali?
La scuola deve prima di tutto formare menti solide e competenti. È giusto che educhi anche alla cittadinanza, ma senza sconfinare nell’indottrinamento. I valori fondamentali – rispetto, legalità, responsabilità – vanno insegnati come basi comuni, non come visioni ideologiche.
In tutte le scuole è necessario potenziare l’educazione civica, centrata su Costituzione, diritti e doveri, conoscenza delle istituzioni. La scuola non deve sostituirsi alla famiglia, ma può rafforzare quei valori che uniscono e danno stabilità alla società.
L’autonomia scolastica migliora la qualità o crea disuguaglianze tra le scuole?
L’autonomia può essere uno strumento potente, se ben gestito. Può permettere alle scuole di adattarsi alle esigenze del territorio e innovare. Ma va accompagnata da trasparenza e responsabilità, per evitare disparità ingiustificate.
Le scuole che ottengono buoni risultati devono essere premiate e diventare modello per le altre. La qualità va incentivata, non livellata.
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