Nel centenario della nascita di Andrea Camilleri, l’Italia e il mondo celebrano non solo uno scrittore, ma un autentico “Contastorie” capace di incarnare l’essenza più profonda del narrare. Camilleri non ha mai semplicemente raccontato storie: le ha “contate”, come amava dire, con la sapienza di un aedo moderno, capace di incantare, sedurre e meravigliare. La sua narrazione nasce da un bisogno umano e universale: quello di riconoscersi nelle storie, di ritrovare se stessi nei fatti trasfigurati dalla memoria e dalla fantasia. Per lui, tutto era storia, ma non nel senso accademico e polveroso: era storia viva, concreta, rielaborata con una lingua mescidata e inventata, che affonda le radici nella tradizione letteraria più illustre e si proietta nel presente con forza e autenticità.

Camilleri ha saputo trasformare la Sicilia in un universo narrativo, un luogo dell’anima dove il reale si fonde con il fiabesco, il dramma con la commedia, il grottesco con la tenerezza. La sua capacità affabulatoria non si limitava alla scrittura: anche come insegnante di regia teatrale, sapeva trasmettere il senso profondo del racconto, non attraverso teorie, ma attraverso esperienze e sogni, come fossero grandi storie esemplari. Non ha mai scritto testi teatrali originali, per pudore e rispetto verso il teatro, ma ha sempre tratto drammaturgie dai suoi romanzi o da quelli altrui, consapevole che il regista deve saper raccontare storie già scritte, rendendole sempre nuove.

La sua visione del teatro e della letteratura si fondava su una distinzione cruciale: il lettore teatrale vive la storia nel qui e ora, senza possibilità di tornare indietro, mentre il lettore di romanzi può riavvolgere il tempo narrativo. Camilleri ha scelto la seconda via, quella del romanzo, dove il tempo si dilata e la storia si sedimenta. Il suo successo non risiede solo nella creazione di Montalbano, ma nella sua capacità di trasfigurare la realtà, di fare della narrazione un atto umano e universale. Ogni persona, ogni fatto, ogni angolo di Sicilia diventava per lui un serbatoio di storie, un mondo da esplorare e reinventare. In questo, Camilleri resta un gigante, un maestro del racconto, un artigiano della parola che ha saputo dare voce all’anima di un popolo e alla memoria di un tempo.

Redazione 1

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