Nasce a Mirabella un nuovo concorso (studenti premiati in musica e narrativa)

A Mirabella è nato un nuovo concorso musicale nazionale rivolto agli studenti delle scuole medie a indirizzo musicale e ai giovani musicisti. Organizzato dall’Istituto Comprensivo ‘E.De Amicis’, l’idea nasce dalla docente di clarinetto Lucia Serra che, dopo sei anni di servizio a Mirabella, ha pensato a un concorso diretto alla comunità mirabellese per dare l’opportunità agli studenti locali di conoscere direttamente altri coetanei. La prima edizione del concorso, svoltosi in una sola giornata al palazzo Biscari, era riservato ai soli solisti e circa 50 sono stati gli iscritti provenienti da Caltagirone, Gela, Niscemi e altre cittadine siciliane. La giuria era composta dai docenti di strumento Lucia Serra, Chiara Puglisi, Antonio Mauceri, Antonio Bonasera, Francesco Falci e Pino Randazzo (presidente di commissione). Primo premio assoluto con cento su cento per il pianoforte è stato Marcello Pepe, uno studente di prima media di origine sudamericana dell’istituto comp. ‘Vittorino da Feltre’ di Caltagirone che ha suonato Khachaturian. Primi premi di categoria a Veronica Lodato (pianoforte), Giulio Pilloni e Linda Gulino (tromba), Salvatore Sortino (chitarra), Vittoria Signorelli (violino), Ginevra Fichera (flauto), Beatrice Geraci (secondo premio per il clarinetto) – tutti studenti della ‘V.Da Feltre’ – e un primo premio a Carmen Gaudio (pianoforte) dell’Istituto comp. ‘Gela e Butera’ di Gela. Per l’organizzazione del concorso annuale è stato importante il supporto ricevuto anche dai nostri ex colleghi che sono stati molto disponibili – ha detto il prof. Bonasera – ed è stata un’esperienza molto bella perché vedevo nei ragazzi molta tensione”. I premiati hanno ricevuto un attestato mentre l’unico premio in denaro è andato al primo premio assoluto.

Gli studenti del ‘De Amicis’ hanno partecipato alla settima edizione di un concorso nazionale organizzato dall’Associazione musicale e culturale ‘Vittorio Guardo’ di Siracusa diretta dal professore Roberto Salerno ed è stato raggiunto un ottimo risultato con un terzo premio per orchestra che ha eseguito ‘Il mattino’ di Grieg, ‘Le danze poloveisiane’ di Borodin, un estratto dalla sinfonia n.7 di Beethoven e la canzone ‘Over the rainbow’. L’orchestra scolastica era composta da 20 studenti (orchestra composta da 32 elementi). Tra i solisti premiati: per il flauto un secondo premio ad Antonella Castillo e Samuele Sava, un terzo a Paola Paneforte, Sofia Salonia e Zeid Karouf, per il pianoforte un secondo premio a Giorgio Rasà e un terzo premio a Paola Pagano, Giada Cavolina, Beatrice Rinallo, Sara Scivoli e Maria Grazia Peluso. Paola Pagano e Lucia Naso hanno avuto un secondo premio come duo cameristico (clarinetto e pianoforte) con i ‘Cinque pezzi per flauto e pianoforte’ di Nino Rota e ‘La Berceuse’ di Fauré) e un secondo premio a Giorgio D’Angelo (tromba) in duo con la docente di pianoforte Chiara Puglisi.

Infine le studentesse di terza media Paola Pagano, Beatrice Rinallo e Sofia Maria Salonia hanno vinto il primo, secondo e terzo premio (categoria terze medie) alla seconda edizione al concorso letterario nazionale ‘Italo Calvino’ dell’Istituto comp.‘Calvino’ di Catania con tre favole sui vizi e virtù degli animali che sottolineano l’importanza dell’altruismo e della diversità.

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Un branco “diverso”

Paola Pagano – III B

C’era una volta, nella calda savana, un leone di nome Banju, amichevole e intraprendente, che fin da leoncino desiderava essere il capo di un branco per far notare a tutti la sua bravura nel governare e fare leggi. Così un giorno, dopo aver riposato per un bel po’, come era suo solito fare, decise di cercare nelle sue zone e tra i suoi simili, qualcuno che lo aiutasse a governare. Dopo svariate ore non trovò nessuno che accettasse la sua proposta e quindi decise di avventurarsi per la savana e creare un branco formato da diversi animali. Dopo alcuni giorni di viaggio si avvicinò ad un gruppo di ippopotami, si fermò davanti a loro e disse: “Piacere io sono Banju, vi andrebbe di unirvi al mio branco?”. Si fece avanti il più grande tra loro, Duke, prepotente e antipatico, solito usare i suoi amici come schiavi,e gli disse: “Scusami ma a quale branco ti riferisci? Io ti vedo solo senza nessuno. E poi perché staresti cercando dei leoni in questa zona che è piena di ippopotami?”. E tutti gli ippopotami scoppiarono a ridere. E Banju rispose: “Non sto cercando dei leoni, ma vorrei creare un branco con diversi animali, tuttavia se non avete il coraggio di prendervi questa responsabilità, pazienza cercherò qualcuno più adatto”. Duke rispose: “Del mio gruppo non si unirà nessuno a te… Che senso ha formare un branco di animali diversi, è meglio stare solo con i propri simili!”.  Tutti erano d’accordo con lui e cosi Banju si allontanò e riprese a camminare.

Poco più avanti trovò un laghetto di acqua dolce e si fece un bel bagnetto per riprendere le forze dal lungo cammino. Ma all’improvviso sbucò un coccodrillo! Banju saltò in aria per lo spavento, però si rese conto che il coccodrillo in realtà era buono e tranquillo. “Ciao, io sono Crocò, il re di questo laghetto, che ci fai tu qua?” Disse il coccodrillo. “Ciao io sono Banju e voglio creare un branco tutto mio, vorresti aiutarmi a realizzarlo?”. Crocò rispose con entusiasmo: “Che bella idea! Ho sempre desiderato far parte di un branco, sai io qui sono sempre tutto solo”. I due si incamminarono e dopo un po’ di tempo si fermarono per riposarsi sotto un ficus. Dall’albero scese velocemente uno scimpanzè molto curioso: “E voi che ci fate sotto casa mia, siete venuti per fare amicizia?” disse lo scimpanzé. E pian piano dall’albero scesero altri come lui. “Siete tantissimi! In realtà ci stavamo solo riposando” rispose Crocò sorpreso. Banju entusiasta disse: “Ascoltate, visto che siete tanti, vi andrebbe di unirvi al nostro branco?” E il più saggio tra gli scimpanzè rispose: “Certo, a noi piace stringere nuove amicizie! Piacere io sono Mamo, il più anziano, e gli altri sono i miei familiari”.

Finalmente Banju era riuscito a realizzare il suo sogno, anche se ancora c’erano pochi animali nel suo branco. Pian piano a loro si unirono tanti altri animali, che erano soli, e il numero di componenti aumentò sempre di più. Per festeggiare organizzò una festa aperta a tutti, però si rese conto che lui non sapeva dove recuperare le decorazioni, pertanto decise di far prendere ad ogni animale un oggetto caratteristico delle proprie zone. Gli scimpanzè portarono tanti bastoncini con appese delle banane, Crocò portò un po’ di acqua del suo laghetto per creare una piscina, gli elefanti portarono tante noccioline, e gli altri tante altri oggetti che resero la festa molto colorata e divertente. Al festeggiamento andarono anche gli ippopotami, che erano incuriositi di sapere che cosa avesse organizzato Banju. Arrivati alla festa rimasero meravigliati e iniziarono a ballare e divertirsi, tutti tranne Duke. Ad un certo punto uno tra gli ippopotami disse: Duke, le loro feste sono più belle rispetto alle tue! Noi decidiamo di unirci a loro!”. E Duke infuriato rispose: Va bene starò meglio da solo, troverò altri come me.” Così Duke tornò nella sua zona buia, triste e noiosa senza più nessuno. A fine serata Banju fece un discorso che si concluse con queste parole: “Ringrazio tutti per avermi aiutato a realizzare il mio sogno. Organizzeremo tantissimi eventi insieme e ci divertiremo tanto, perchè siamo il branco più bello e colorato della Savana!”.  Alla fine partì un forte applauso e tutti felici avevano sperimentato che la condivisione delle proprie diversità e dei propri usi e costumi aveva reso tutto più bello!

2)

Dorothy e il manto d’oro

Beatrice Rinallo – III B

Tanto tempo fa, in una prateria dal nome sconosciuto, viveva felice e spensierata una mandria di pecore.

Erano assai diverse tra loro: c’era chi aveva il manto nero, chi lo aveva bianco, e addirittura chi non lo aveva. Tuttavia, in particolar modo, si distingueva tra la mandria una pecorella di nome Dorothy. Dorothy aveva la particolarità di avere un manto stupendo di colore oro mai visto fin ad allora in quella prateria. Il manto era a dir poco meraviglioso e luccicava alla luce del sole, tanto che tutte le pecore glielo invidiavano. Nessuno conosceva l’origine di quel singolare colore, tanto bello quanto raro, che era considerato un dono del cielo. Tanto più che non solo i genitori, ma addirittura tutta la stirpe di Dorothy avevano un manto nero che ricordava il colore del petrolio. Dopo giorni di tranquille giornate in cui la pecorella Dorothy attirava sguardi ammirati e, talvolta, invidiosi, accadde un evento che avrebbe cambiato per sempre il destino della prateria. Un mattino, nuvole scure e minacciose oscurarono il cielo, portando con sé una tempesta improvvisa e violenta. La mandria, spaventata dal fragore dei tuoni e dal vento impetuoso, si disperse in preda al panico, perdendo il filo dell’unione che da sempre li aveva contraddistinti.

Mentre il caos regnava, Dorothy si accorse che molti dei suoi compagni si erano smarriti lungo i sentieri della prateria. Il suo manto dorato, riflesso delle luci tremolanti dei lampi, brillava come un faro in mezzo alla tempesta. Con il cuore colmo di coraggio, decise di seguire quella scintilla che solo lei possedeva, avanzando a passo lento e deciso lungo il terreno impervio. In quel momento difficile, la luce del suo manto non era più solo motivo di invidia, ma si trasformava in una guida per chi era smarrito. Una ad una, le pecore ritrovarono il sentiero, seguendo quel bagliore caldo e rassicurante che solo la diversità di Dorothy poteva emanare. La prateria, così un tempo frammentata dalla gelosia, si unì in un abbraccio di solidarietà e speranza. Quando la tempesta si placò, la mandria si raccolse intorno a Dorothy, riconoscendo che il dono che una volta era stato motivo di discussione si era rivelato la chiave per superare la paura e l’oscurità. Da questa esperienza le pecore compresero che ogni dono, anche il più insolito, porta con sé una luce capace di guidare e aiutare gli altri, e soprattutto che la diversità, lungi dall’essere una debolezza, si rivela essere una preziosa risorsa.

3)

Il bosco delle virtù e dei vizi: storie di animali e uomini diversi ma simili

Sofia Maria Salonia – III A

In un regno lontano, nascosto tra alte montagne, fitte foreste e limpidissimi laghi, vivevano animali straordinari. Ognuno di essi incarnava una virtù o un vizio tipico degli esseri umani. Vi era il leone, simbolo della superbia, la tartaruga che rappresentava la pazienza, il corvo che incarnava la gelosia e l’invidia, l’aquila che simboleggiava il coraggio, la scimmia la superficialità e l’ipocrisia, il serpente l’inganno e la malizia, il lupo l’aggressività. La più straordinaria di tutti però era Fiamma Speedy, chiamata così per il suo passo svelto e per il colore fulvo del suo manto che richiamava quello di una fiamma. Tuttavia non era solo il suo aspetto a renderla speciale. Infatti, essa aveva una mente acuta e un’insaziabile curiosità che la spingeva a conoscere qualsiasi animale ed esplorare ogni singolo angolo della foresta. Fiamma Speedy era davvero diversa dalle altre volpi. Voleva conoscere la realtà animale e capire il perché delle loro azioni.

Un giorno, spinta dalla curiosità, decise di recarsi in un villaggio vicino alla foresta. Fiamma Speedy, sin da subito notò una cosa: la realtà animale era in bilico tra il bene e il male. Alcuni animali erano altruisti e gentili con il prossimo, invece altri erano accecati dalla voglia di vincere a qualsiasi costo e di sopraffare gli altri solo per la vana gloria o premio. Proprio in quei giorni nel villaggio si stava svolgendo una gara, nella quale tutti gli animali dovevano affrontare delle prove di abilità e intelligenza. Fiamma Speedy, attraverso la sua astuzia e furbizia, si intrufolò tra loro, e capì, sin da subito, che la maggior parte dei partecipanti non cercavano di vincere per il gusto della competizione o per l’amore del gioco, bensì volevano vincere solo per sentirsi superiori agli altri. Al lupo chiamato Lucio venne affidato il compito di raggiungere una meta superando alcuni ostacoli pericolosi, in un certo lasso di tempo. Pensando di essere furbo e per primeggiare sugli altri concorrenti, Lucio evitò con astuzia alcuni ostacoli difficili e arrivò a destinazione con largo margine di anticipo e, con sguardo soddisfatto e sorriso beffardo, guardava gli altri suoi simili con disprezzo, atteggiandosi in modo altezzoso. Il suo inganno fu però scoperto e punito dai giudici di gara con la squalifica.

Invece al povero coniglio Sprint, venne affidato il compito di attraversare un campo in cui erano state poste diverse trappole nascoste, che doveva evitare correndo e saltando… Egli, correndo, non solo scappava dai suoi timori, ma fuggiva anche dalle sue innate paure e, facendo delle piroette, riuscì a schivare tutti gli ostacoli e a raggiungere il traguardo, pur tremando dalla paura. Così venne premiato per aver superato la sfida onestamente. Quando fu il turno di Fiamma Speedy, le venne posto un indovinello dal saggio gufo Shifu: “Cosa ha le chiavi e non riesce ad aprire le serrature?”.  Dopo aver riflettuto, Fiamma Speedy risolse nel tempo limite l’indovinello, rispondendo: “Lo spartito!!!”. Così vinse la sfida, elogiata dai partecipanti e dalla giuria, senza mai volersi mostrare più intelligente degli altri animali concorrenti, nè tanto meno sminuirli o umiliarli. Il lupo arrogante le chiese il perché lei non volesse mai dimostrarsi migliore agli altri e dar prova delle sue capacità di astuzia e furbizia. Fiamma Speedy, con atteggiamento pacato e sereno, rispose che la vera forza non sta nel mettere in cattiva luce gli altri, ma nel ricordare in ogni sfida che ognuno ha il proprio valore, le proprie virtù e i propri punti deboli. Da quel giorno Fiamma Speedy diventò per tutti un punto di riferimento, simbolo di saggezza ed equilibrio tra vizi e virtù degli esseri viventi. Gli animali la stimavano non solo per la sua intelligenza, ma anche per il suo modo aperto di affrontare qualsiasi situazione, senza mai mancar di rispetto agli altri. E fu così che la volpe dal cuore e manto rosso continuò a camminare nella foresta, ricordando a tutti che il vero segreto della felicità sta nel vivere insieme a gli altri, in armonia e equilibrio.

Morale: Chi è superbo, cattivo e inganna gli altri, non solo fa male agli altri ma rovina anche se stesso. Chi invece è gentile e generoso sarà poi ricompensato.