Un manga d’autore sui sentimenti (‘Love’ di Kazuo Kamimura)

Raccontare l’amore come un percorso di vita che dal piacere iniziale può condurre alla perdita di sé, un ritratto di vita nel Giappone degli anni 70 attraverso l’amore tormentato tra Hijiriko e Oikawa nel manga ‘Love’ (Coconino Press, 360 pag.), dove la protagonista segue il mito del ‘Simposio’ di Platone e ricerca ossessivamente l’altra metà. Kazuo Kamimura, su storia del regista Sadao Nakajima, offre al lettore una storia avvincente che rimane indelebile nella memoria perché pone delle domande sulla caducità dell’esistenza, creando una forte empatia verso i personaggi che sono vibranti sulla pagina.

Si deve a Paolo La Marca, docente di lingua e letteratura giapponese all’università di Catania, l’arrivo in Italia di questo autore: Come hai scoperto Kamimura e com’è nata l’idea di farlo pubblicare in Italia?

“Ai tempi del liceo avevo letto con grande interesse Storia del fumetto giapponese di Maria Teresa Orsi. In quel libro, anche se solo brevemente, si parlava di Kamimura Kazuo e in particolare della sua opera Dōsei jidai (L’età della convivenza, 1972). Il modo in cui la professoressa Orsi descriveva Kamimura, unito ai disegni riportati nel volume, mi aveva letteralmente stregato. Da lì è nata quella che io definisco una “piacevole ossessione”.Era un’epoca in cui internet stava appena muovendo i primi passi e trovare informazioni sui manga del passato era davvero complicato. Ricordo che avevo scoperto un sito, una sorta di database dedicato agli autori di manga, in cui Kamimura veniva erroneamente indicato come “Uemura”. C’era però anche una lista delle sue opere, che per me era diventata un piccolo tesoro da esplorare. Nel 2006, durante il mio primo viaggio in Giappone, sono entrato in tutte le librerie possibili per cercare proprio Dōsei jidai. Alla fine l’avevo trovato in una libreria dell’usato: si trattava dell’edizione integrale in due volumi pubblicata dalla Chūōkōronsha. Ricordo che avevo provato una certa apprensione all’idea di leggere finalmente quel manga che avevo idealizzato per quasi dieci anni: temevo di rimanerne deluso. E invece, per fortuna, non era successo. Avevo divorato le quasi duemila pagine in soli due giorni, completamente rapito da quella tormentata storia d’amore. Una volta tornato in Italia, avevo continuato a leggere tutto ciò che ero riuscito a trovare di Kamimura durante quel viaggio, e da lì è nato il desiderio di far conoscere questo autore anche ai lettori italiani. Nonostante fosse già stato pubblicato in Francia, gli editori italiani a cui mi ero rivolto inizialmente non avevano mostrato alcun interesse. Alcuni mi avevano risposto cortesemente dichiarandosi non interessati, altri mi avevano semplicemente ignorato. Poi ho avuto l’occasione di conoscere la figlia di Kamimura per un’intervista. Da quell’incontro è nato un rapporto di amicizia e una collaborazione che ci ha portati a lavorare insieme con l’obiettivo di pubblicare le opere di Kamimura anche in Italia. A un certo punto, sono arrivate due offerte da parte di due editori italiani per pubblicare lo stesso titolo, Lady Snowblood. Dopo essermi confrontato con l’agente letterario dell’epoca e con la figlia di Kamimura, avevamo deciso di accettare una delle due proposte. In quel momento pensavo di aver concluso il mio percorso: ero felice di aver contribuito a far arrivare Kamimura in Italia. Poi, con mia grande sorpresa, sono stato contattato dall’editore che — su esplicita richiesta della figlia di Kamimura — mi aveva commissionato la traduzione di quel manga”.

Qual è l’importanza di Kamimura nella storia del manga? Perché è un autore da conoscere?

“Kamimura Kazuo è una figura atipica e affascinante nel panorama del manga giapponese. A differenza di molti suoi colleghi, non aveva alcuna intenzione di diventare un mangaka, né ha mai fatto da assistente a un autore più esperto — un passaggio quasi obbligato per chi voleva entrare nel settore. Kamimura proveniva dal mondo dell’arte: era un artista di straordinaria sensibilità e talento, e si è trovato a operare in un momento particolarmente felice per l’editoria giapponese, in cui il gekiga (fumetto rivolto a un pubblico adulto) stava vivendo la sua stagione d’oro. Nel giro di pochi anni, Kamimura era diventato uno degli autori di punta di questo movimento, collaborando con le principali case editrici e con le riviste fondamentali dell’epoca, come Manga Action, Play Comics, Young Comic, Manga Erotopia, Big Comic e molte altre. Tra il 1972 e il 1976 aveva realizzato un successo dopo l’altro, consolidando la popolarità su scala nazionale grazie a una serie di film e telefilm tratti dai suoi manga. Quello che rende Kamimura davvero unico, però, è il suo approccio artistico e narrativo. Ogni vignetta è trattata come un’opera a sé, curata con attenzione quasi maniacale: le sue tavole trasmettono una raffinatezza compositiva rara, influenzata profondamente dall’arte classica giapponese (in particolare dalle stampe ukiyo-e e dall’estetica romantica del pittore Takehisa Yumeji), dal cinema — per il senso del ritmo e il taglio delle inquadrature — e dalla letteratura, che emerge con forza nei testi e nei dialoghi, spesso poetici e carichi di introspezione. Secondo me, Kamimura è uno di quei pochi autori capaci di disegnare figure femminili intrise di bellezza, sensualità e malinconia. Le sue opere esplorano temi complessi, e oggi quanto mai attuali,  come l’amore, l’identità, la solitudine e il desiderio, spesso dal punto di vista femminile, con una delicatezza rara nel manga dell’epoca. Nonostante la sua grandezza, Kamimura non è stato, a mio avviso, studiato e riconosciuto in Giappone quanto avrebbe meritato. Ma negli ultimi anni, anche grazie all’interesse crescente per il manga d’autore, sta vivendo una sorta di rinascimento soprattutto in Europa, in paesi come Francia e Italia, dove le sue opere vengono costantemente pubblicate. Solo quest’anno, ad esempio, Coconino Press ha pubblicato l’edizione brossurata di Love (mai uscita in Giappone come volume monografico), una selezione di racconti tratti dal suo bestseller Tredici notti di rancore – intitolata Notti di rancore – e l’opera Folli passioni, forse una delle sue prove più alte. Quest’ultimo titolo è un omaggio dichiarato all’arte di Katsushika Hokusai e all’universo delle stampe ukiyo-e, di cui Kamimura riprende l’estetica e lo spirito, reinventandoli attraverso la sua visione dell’universo manga. Kamimura è quindi un autore fondamentale non solo per la qualità della sua arte, ma anche per la sua capacità di coniugare il disegno con la poesia, l’erotismo con l’eleganza, la cultura tradizionale con un linguaggio moderno. È una voce unica nel fumetto giapponese, ed è un autore che vale assolutamente la pena di conoscere, studiare e leggere”.

Quali sono le opere dell’autore maggiormente significative all’interno della sua produzione e per quali motivi ?

“Per me è difficile rispondere in modo netto a questa domanda, perché col passare degli anni mi sono reso conto che anche quelle che vengono considerate le opere “minori” di Kamimura rappresentano in realtà tasselli fondamentali della sua produzione e aiutano a scoprirne aspetti nuovi e inediti. Come punto di partenza, però, indicherei sicuramente L’età della convivenza. Questa opera ha rappresentato per me una vera e propria svolta, sia come lettore sia come traduttore. È una storia d’amore complessa e delicata, che racconta la relazione tra un ragazzo e una ragazza poco più che ventenni in una Tokyo fatta di luci e ombre. Il tema centrale è “la forma dell’amore”: la libertà di amare, di preferire la convivenza — una scelta anticonformista e quasi rivoluzionaria negli anni Settanta — rispetto al più rassicurante e socialmente accettato matrimonio. Un’altra opera imprescindibile è La pianura del Kantō, un manga di grande intensità, dai forti tratti autobiografici, in cui Kamimura si racconta al lettore attraverso una sorta di romanzo di formazione. Dalla sua infanzia da bambino sfollato in campagna, affidato alle cure del nonno, fino al trasferimento a Tokyo dopo la fine della guerra. È un racconto intriso di malinconia e dolcezza, in cui seguiamo il lento e fragile affacciarsi alla vita, alla sessualità e al mondo degli adulti di un bambino, poi ragazzo e infine uomo. Consiglio poi di approfondire la già citata Folli passioni, un’opera in cui Kamimura sembra quasi vestire i panni di un discepolo del grande Katsushika Hokusai e ne omaggia con passione e rispetto l’arte e l’uomo. Infine, non posso non citare Tredici notti di rancore, straordinaria opera in cui Kamimura si immerge nel ricco patrimonio delle storie di fantasmi giapponesi, regalando ai lettori tredici racconti intensi e suggestivi, in cui eros e morte, vendetta e rancore si intrecciano in modo indissolubile”.