
La sera del 7 settembre 2025, Villa Patti a Caltagirone si è trasformata in un palcoscenico di emozioni, talento e passione musicale per la 21ª edizione del Festival dei Giovani Song Contest, la manifestazione canora più longeva e amata del territorio. Patrocinato dal Comune di Caltagirone, l’evento ha richiamato un pubblico numeroso e partecipe, confermando ancora una volta il suo ruolo centrale nella promozione della musica emergente e nella valorizzazione dei giovani artisti locali. La serata è stata condotta magistralmente da Franco Papale che ha coinvolto pubblico e artisti in una simbiosi unica. Valletta della serata Alessandra Pietra.
Sedici cantanti provenienti da diverse località della Sicilia — Gela, Vizzini, Grammichele, Niscemi, Mirabella Imbaccari e naturalmente Caltagirone — si sono alternati sul palco, regalando al pubblico interpretazioni intense e variegate. La giuria tecnica, composta da professionisti del settore come la giornalista Francesca Giarratana, l’editore Salvatore Zammuto, i cantanti Gaia Giancona e Salvo Vespo, e l’imprenditore ceramico Giuseppe Failla, ha avuto il difficile compito di valutare le performance e assegnare i riconoscimenti.
Il premio Senior 2025 è andato a Rosario Garaffa per la sua toccante interpretazione di “My Way”, mentre il Premio della Critica – voluto fortemente dalla giuria – è stato assegnato al caltagironese Giuseppe Stabene, autore e interprete dell’inedito “Cuori Fragili”, un brano che ha colpito per la sua delicatezza e profondità. Emily Galesi di Niscemi ha conquistato il Premio Simpatia con la sua versione di “Mille Bolle Blu”, mentre Gaetano Ficicchia, anch’egli di Niscemi, ha ricevuto il Premio Miglior Interpretazione per “Sotto Casa”. Sul podio, al terzo posto si è classificato Filippo Cavolina di Mirabella Imbaccari con il suo inedito “Overdrive”, seguito da Antonia Maria Lipsa di Grammichele, seconda con “My Heart Will Go On”. A trionfare è stato Alessio Romani di Gela, che ha emozionato tutti con la sua interpretazione intensa e raffinata di “Caruso” di Lucio Dalla.
La serata è stata arricchita dalla presenza di ospiti d’eccezione: Gaia Giancona e Salvo Vespo hanno incantato il pubblico con le loro esibizioni, mentre Marzia Giardina ha regalato un momento coreografico suggestivo sulle note di “Grido d’Amore” dei Matia Bazar, cantata in modo coinvolgente da Salvo Vespo. A chiudere la serata, il gruppo storico caltagironese “Joe Near”, che ha riportato sul palco l’energia e la memoria musicale di un’intera generazione, in una Villa Patti resa magica dall’atmosfera e dalla partecipazione calorosa del pubblico.
A margine dell’evento, abbiamo avuto il piacere di scambiare qualche parola con Nicola Di Maria, presidente e direttore artistico del Festival, figura centrale nella sua ideazione e crescita e con la presidente di giuria, Francesca Giarratana.
Nicola, ventuno edizioni sono un traguardo importante. Cosa rappresenta oggi il Festival dei Giovani per Caltagirone e per i ragazzi che vi partecipano?
«È molto più di una gara canora. È un laboratorio di sogni, un luogo dove i giovani possono esprimersi, confrontarsi, crescere. Per Caltagirone è un momento di orgoglio e di comunità. Ogni anno vedo volti nuovi, storie diverse, e sento che stiamo costruendo qualcosa che va oltre la musica: stiamo dando voce a una generazione.»
Quest’anno il livello artistico è sembrato particolarmente alto. Come selezionate i partecipanti?
«Cerchiamo di mantenere un equilibrio tra talento, originalità e voglia di mettersi in gioco. Non è solo questione di tecnica vocale, ma di presenza scenica, di emozione. La giuria ha un ruolo fondamentale, ma anche il pubblico ci dà segnali importanti. E poi, ogni artista porta con sé un pezzo della propria città, della propria storia. È questo che rende il Festival così vivo.»
C’è un momento della serata che ti ha emozionato particolarmente?
«La performance di Alessio Romani su “Caruso” è stata da brividi. Ma anche l’inedito di Giuseppe Stabene, “Cuori Fragili”, mi ha colpito profondamente. Vedere un giovane caltagironese scrivere e cantare con quella maturità mi ha fatto pensare che il futuro della musica è in buone mani.»
Guardando al futuro, quali sono i tuoi sogni per il Festival?
«Vorrei che diventasse un punto di riferimento nazionale. Che i ragazzi venissero da tutta Italia per partecipare. Ma soprattutto, che chi ha calcato questo palco possa ricordarlo come il luogo dove tutto è iniziato. E magari, un giorno, tornare da ospite, da artista affermato, per dire: “Io sono passato da qui”.»
Abbiamo raggiunto Francesca Giarratana, giornalista e presidente della giuria tecnica, per raccogliere le sue impressioni su una serata che ha lasciato il segno.
Francesca, com’è stato vivere questa edizione del Festival dalla prospettiva della giuria?
«Intenso. Emozionante. E, se posso dirlo, anche sorprendente. Ogni volta che mi trovo a valutare giovani talenti, mi preparo a un viaggio imprevedibile. Ma ieri sera a Villa Patti è successo qualcosa di speciale: si è creata un’energia collettiva, un filo invisibile che ha legato pubblico, artisti e giuria in un’unica vibrazione. Non è facile da spiegare, ma chi c’era lo ha sentito.»
La giuria ha avuto il compito di assegnare premi importanti. Qual è stato il criterio guida nelle vostre valutazioni?
«Abbiamo cercato autenticità. Non solo bravura tecnica, che pure non è mancata, ma la capacità di raccontare qualcosa, di far vibrare una corda interiore. Alessio Romani, ad esempio, con “Caruso” ha fatto molto più che cantare: ha interpretato, ha vissuto il brano. E Giuseppe Stabene, con il suo inedito “Cuori Fragili”, ha mostrato una sensibilità rara. Non si può restare indifferenti davanti a certi momenti
C’è stato un momento che ti ha colpito in modo particolare?
«Sì, quando ho visto il pubblico commuoversi durante “My Way” di Rosario Garaffa. Era come se il tempo si fosse fermato. E poi, il sorriso di Emily Galesi mentre cantava “Mille Bolle”. »
La 21ª edizione del Festival dei Giovani Song Contest si chiude con un bilancio più che positivo, lasciando dietro di sé note, emozioni e la promessa di un futuro ancora più luminoso. In un mondo che spesso dimentica di ascoltare i giovani, Caltagirone ha dimostrato che dare loro spazio e voce può trasformare una semplice serata in un evento memorabile.