
Una commovente e sincera riflessione di una giovane mamma che ci parla di parto, allattamento, paure e gioia .
Quando scopri di essere incinta, la testa si riempie subito di mille pensieri. Tra i primi c’è lui, il grande spauracchio: il parto. Ti chiedi come sarà, se ce la farai, se sentirai troppo dolore, se andrà tutto bene. Ti prepari a quel momento come se fosse la vetta più alta da scalare. Ogni visita, ogni ecografia, ogni movimento dentro di te ti accompagna verso quel giorno che immagini come il più impegnativo della tua vita.
E poi quel giorno arriva. E magari, proprio come è successo a me, va tutto liscio. Ti rendi conto che il corpo sa fare il suo lavoro, che riesci a superare quel momento con una forza che non sapevi nemmeno di avere. E a quel punto, pensi che il difficile sia passato. Ma no, il difficile arriva dopo.
Il post partum è una rivoluzione silenziosa, invisibile agli occhi di chi ti sta accanto. Ma dentro di te, tutto cambia. Ti ritrovi catapultata in una nuova vita. Una vita che non ti somiglia più. Tu non esisti quasi più. Esiste il tuo bambino. Ogni tuo pensiero, ogni tuo gesto, ogni tuo respiro è per lui o per lei. E ti sembra di essere scomparsa. Ti guardi allo specchio e non ti riconosci. Le tue emozioni sono nuove, spesso ingovernabili. Le tue priorità si sono capovolte. Quello che prima ti sembrava importante, adesso ti appare lontano, vuoto, irrilevante. Ora conta solo una cosa: dare amore a tuo figlio. Proteggerlo. Farlo crescere bene. Essere per lui un rifugio, una guida, una certezza.
Ci sono giorni in cui piangi senza motivo. Giorni in cui ti senti una madre terribile, anche solo perché non capisci perché tuo figlio piange. Provi tutto: lo cambi, lo culli, lo allatti, lo tieni stretto. Ma non smette. E allora pensi: “Sto sbagliando tutto?”. È normale avere questi pensieri. Anzi, è giusto parlarne. È giusto chiedere aiuto. Perché i tuoi ormoni sono una giostra impazzita e la stanchezza ti mangia viva. E la paura di non essere abbastanza è lì, ogni giorno, come un’ombra silenziosa.
Poi c’è l’allattamento. Un’esperienza che ti dicono essere magica, naturale, perfetta. Ma la verità è che non sempre va come ti immagini. A volte fa male. A volte il latte non arriva. A volte arriva, ma non basta. E ti senti inutile, come se il tuo corpo stesse fallendo nel suo compito più primordiale. Ti senti uno schifo. Ma poi capisci. Capisci che anche se le cose non vanno “come nei libri”, tua figlia cresce, e cresce bene. Perché il latte più importante è quello invisibile: l’amore, la dedizione, la presenza.
Essere mamma è una rivoluzione. Una di quelle che sconvolgono, spaventano, ma che ti riempiono fino all’orlo. Ti annullano e ti completano allo stesso tempo. Ti portano via tanto, ma ti danno tutto. Perché quando ti rendi conto che sei tutto per quella piccola creatura — che per lei tu sei l’universo intero — ti senti invincibile. Ti senti un eroe. E forse lo sei davvero.
Ci saranno giorni in cui ti sembrerà di non farcela. Ma ci saranno anche momenti — magari tra due poppate, o durante un sonnellino sul tuo petto — in cui sentirai un amore che ti brucia il cuore, tanto è potente. E allora capirai: ne vale la pena. Tutto.
La mamma è una figura unica. Può esserci il papà, i nonni, gli zii, gli amici. Ma la mamma è la mamma. È quella che c’è sempre. Anche quando non ne può più. Anche quando viene trattata male. Anche quando si sente invisibile. La mamma resta. Sempre. Perché è luce. È guida. È casa.
Il mio augurio più profondo, quello che nasce da dentro, è che io possa essere questo per mia figlia. Che io possa essere il faro che la guida nei momenti bui, la voce che la consola quando ha paura, la presenza che la fa sentire forte. Che quando sarà felice, chiamerà me. Che quando sarà triste, cercherà me. Perché io ci sarò sempre.
Io sono stata la sua casa per nove mesi, ma lei sarà la mia casa per tutta la vita.
E questo, forse, è il vero significato della maternità.
Manuela