
Nel cuore del mese mariano, Caltagirone celebra la Madonna di Conadomini, una delle icone più venerate della città, simbolo di devozione popolare, patrimonio artistico e spirituale che affonda le sue radici nel XIII secolo.
Proprio da questa immagine, cara ai calatini e profondamente radicata nella loro memoria collettiva, prende avvio la nostra inchiesta dedicata alle madri. Figure quotidiane eppure straordinarie, pilastri invisibili di famiglie e comunità. Che siano biologiche o adottive, giovani o anziane, lavoratrici o casalinghe, le madri continuano a incarnare, spesso in solitudine, il peso e la bellezza della cura.
La storia dell’immagine è legata alla nobile famiglia Campochiaro, esule da Lucca nel 1225, che portò con sé una preziosa tavola raffigurante da un lato la Vergine Maria con il Bambino, dall’altro il Cristo risorto dal sepolcro. Un’opera di scuola bizantina, dipinta su entrambi i lati, che oggi è custodita nella chiesa di Santa Maria del Monte, in cima alla celebre scalinata monumentale.
Nel XVI secolo, i Campochiaro donarono l’icona alla Chiesa Madre, e con il tempo la devozione crebbe tanto che nel luglio del 1644 il Senato cittadino proclamò la Madonna di Conadomini compatrona principale di Caltagirone, insieme a San Giacomo.
Un culto popolare che attraversa i secoli
Per secoli, ogni volta che la città veniva colpita da calamità, carestie o pestilenze, l’immagine della Madonna veniva esposta al popolo, al posto del tradizionale Cristo portacroce, al centro di un maestoso polittico chiamato “cona”. Da qui deriva anche il nome Cona Domini, che la tradizione popolare ha trasformato in “Conadomini”.
In segno di gratitudine per le grazie ricevute, i contadini iniziarono a chiamarla “Madonna del pane”, riconoscendole la protezione sui raccolti. La festa in suo onore si celebra alla fine di maggio, coinvolgendo l’intera città in un mix di fede e tradizione.
Il corteo della “Rusedda” e la devozione agricola
Uno dei momenti più suggestivi della festa, che si svolge ogni anno il 31 maggio è il corteo della rusedda, pianta profumata (Cistus salvifolius) un tempo usata nei forni dei ceramisti. Anticamente, fasci di rusedda venivano trasportati a dorso di mulo dal bosco di Santo Pietro fino alla chiesa. Oggi, la processione è diventata una colorata sfilata di mezzi agricoli e cavalli addobbati di grano e fiori, che percorre le vie cittadine fino al tempio della Vergine, mantenendo vivo il legame con la terra.
Nel corteo sfilano anche gruppi folkloristici in abiti storici, sbandieratori, suonatori di “brogne” (conchiglie dal suono cupo) e il tradizionale “triunfu”, con gli stendardi della Madonna. A seguire, i riti religiosi in chiesa, officiati dal vescovo alla presenza delle autorità civili e del Corteo Senatorio in abiti del XVII secolo.
Parallelamente, la monumentale Scala di Santa Maria del Monte si trasforma in un’opera d’arte floreale. I suoi 142 gradini vengono adornati con migliaia di piante e fiori, creando disegni ogni anno diversi, in un evento noto come “Scala Infiorata“
Una chiesa, un’icona, un’identità
La chiesa di Santa Maria del Monte, più volte ricostruita e arricchita nei secoli, ospita al suo interno opere di grande pregio, tra cui la statua marmorea della Madonna del Salterio, attribuita a Domenico Gagini, e la statua lignea del Cristo alla Colonna realizzata da Paolo Nigro nel 1592. La volta centrale è decorata dagli affreschi dei fratelli Vaccaro, che rappresentano figure femminili dell’Antico Testamento, prefigurazioni simboliche della Vergine Maria.
L’icona della Madonna di Conadomini, visibile solo in periodi particolari dell’anno, è un vero e proprio tesoro spirituale e artistico. La sua raffigurazione si ispira a tre modelli iconografici bizantini: la Kyriotissa, l’Odigitria e l’Elousa, mescolando maestosità, guida e tenerezza. La Madonna, seduta con il Bambino tra le braccia, è avvolta in un manto stellato, mentre lo sfondo damascato e i dettagli decorativi la rendono unica nel suo genere.
Sul retro della tavola, il Cristo nella “Somma Umiliazione” si erge dal sepolcro, richiamando il dolore della Passione ma anche la speranza della Resurrezione. Le due immagini, inscindibili, rappresentano il mistero della fede cristiana: Maria, madre e sposa, e Cristo, sposo e redentore.
Un’eredità viva
Ogni anno, a maggio, “Maggio a Maria” si legge sui balconi affacciati sui carruggi della città antica. E ogni anno, da oltre due secoli, il popolo calatino si raccoglie attorno alla sua Madonna per rinnovare un patto di fede e appartenenza.
Caltagirone, con la sua storia, le sue tradizioni e la devozione alla Madonna di Conadomini, offre un’esperienza unica che affascina e commuove, rendendo il mese di maggio un periodo speciale per residenti e visitatori. Una tradizione che unisce spiritualità, arte, cultura e identità in una celebrazione che continua a emozionare, generazione dopo generazione.