
Sicilia sono presenti numerosi ospedali e professionisti competenti. Tuttavia, quali sono le lacune che impediscono alla regione di diventare un’eccellenza sanitaria nazionale?
La Sicilia ha certamente un patrimonio sanitario importante, con molti presidi ospedalieri e professionisti di alto livello. Tuttavia, ci scontriamo ancora con gravi carenze strutturali. Una delle più evidenti è la cronica carenza di personale medico e infermieristico, che rende difficile garantire una continuità assistenziale adeguata. Inoltre, le liste d’attesa rappresentano un ostacolo enorme: i tempi per ottenere una visita o un esame sono spesso lunghissimi e ciò spinge i cittadini a rivolgersi alla sanità privata o, nei casi più urgenti, a curarsi fuori regione. Questo genera costi aggiuntivi e, soprattutto, una perdita di fiducia nelle strutture locali.
La Sicilia è pronta a garantire visite specialistiche tempestive e di qualità?
Credo di sì, almeno in parte. In molte città, come Palermo, Catania e Messina, abbiamo centri d’eccellenza e professionisti molto qualificati. Tuttavia, persistono forti disuguaglianze territoriali: chi vive in aree interne o periferiche spesso ha più difficoltà ad accedere a cure tempestive. Per rendere equo il sistema, è necessario superare i ritardi organizzativi e investire in servizi capillari. La Sicilia ha le risorse umane e professionali per farlo, ma serve un progetto organico e una visione strategica.
Il SovraCUP è stato introdotto per facilitare le prenotazioni sanitarie. Qual è il suo impatto reale?
Il SovraCUP è una delle migliori applicazioni della digitalizzazione della sanità. Quando funziona a pieno regime, può davvero contribuire a ridurre le liste d’attesa e semplificare l’accesso alle cure. In una regione come la nostra, dove spesso i tempi sono lunghi e la burocrazia complicata, strumenti digitali come questo rappresentano una concreta opportunità di cambiamento e modernizzazione.
Negli ultimi anni si è parlato spesso di malasanità in Sicilia. Cosa si può fare per invertire questa tendenza?
Serve un impegno collettivo, non solo da parte delle istituzioni, ma anche dei professionisti sanitari e dei cittadini. Molti ospedali sono vecchi, con infrastrutture non adeguate al 2025. Bisogna investire nella riqualificazione delle strutture e nell’ammodernamento tecnologico. E ovviamente, occorre un piano straordinario di assunzioni per potenziare gli organici. Non possiamo più permettere che la carenza di personale comprometta la qualità delle cure.
Il Governo regionale sta investendo abbastanza nella sanità?
In questo momento, credo che la sanità sia effettivamente una priorità per il Governo regionale. Recentemente, ad esempio, è stato finalmente pubblicato il bando per il nuovo polo pediatrico di Palermo, atteso da ben 14 anni. È un segnale positivo, ma serve continuità e concretezza. Gli investimenti devono essere strutturati e distribuiti in modo equo su tutto il territorio.
Le strutture private riescono a sopperire alle carenze del pubblico, o i costi stanno diventando proibitivi per i cittadini?
Purtroppo sì, molte famiglie oggi rinunciano a curarsi perché non possono permettersi una visita privata. Il Sud e le Isole sono particolarmente colpiti da questo fenomeno, con tassi di rinuncia alle cure che superano il 35%. La sanità non può diventare un privilegio per pochi: è un diritto costituzionale e va garantito a tutti, indipendentemente dal reddito.
Ci racconti qualcosa della sua vita quotidiana?
In questo periodo sto approfondendo i miei studi post-laurea in Giurisprudenza e collaboro con uno studio legale. Questo mi permette di mettere in pratica ciò che ho imparato, affrontando ogni giorno nuove sfide. Allo stesso tempo, ricopro con orgoglio il ruolo di consigliera comunale: un incarico che vivo come una vera vocazione. Credo nel servizio alla comunità e sono convinta che anche attraverso piccoli gesti quotidiani si possa contribuire a costruire una società più giusta, inclusiva e solidale.